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Manuel Poggiali, passato presente e futuro del Motomondiale

Negli scorsi giorni abbiamo avuto il piacere di intervistare Manuel Poggiali, 2 volte campione del mondo in 125cc nel 2001 e in 250cc nel 2003. Il pilota sammarinese ha parlato del passato della sua carriera, spaziando poi su come sia cambiato il motomondiale oggi, con uno sguardo sempre puntato al futuro di questa disciplina.

(Foto di Thijs Bekkema)

Dopo i successi in 125cc nel 2001 e in 250cc nel 2003, per quale motivo non sei mai approdato in classe regina, la MotoGp?

 Le proposte per fare il salto in MotoGp le ho ricevute nel 2003, l’anno della vittoria della 250cc, avevo una possibilità con un contratto biennale per Aprilia 250cc 2003-2004, con opzione MotoGp 2005, in base ai miei risultati e nel caso la moto fosse stata competitiva. Vincere al primo anno non era una cosa da tutti i giorni e mi rende ancora orgoglioso esserci riuscito, tuttavia nel 2004 ho scelto di non portare avanti l’offerta MotoGP, un po’ per come sono fatto io e un po’ per l’età, all’epoca ero appena ventenne.  La classe regina era diversa da oggi, Marquez è stato un caso limite, avendo debuttato su una moto ufficiale quando invece in passato, l’approdo in MotoGp prevedeva il passaggio da un team satellite e poi eventualmente il team factory. 

Oggi si parla di Moto3 e Moto2 come classi già molto utili alla preparazione per il salto in MotoGp, cosa è cambiato rispetto alla 125 e 250 nelle quali hai corso tu?Trovi Moto3 e Moto2 più o meno formative delle precedenti categorie?  

Le moto 4 tempi rispetto ai 2 tempi hanno rivoluzionato il modo di lavorare, rispetto ai miei tempi sono cambiati i regolamenti, ma in generale penso che le classi minori siano sempre propedeutiche al passaggio nella classe regina. La MotoGp di oggi è un mezzo estremamente tecnologico e performante se confrontato poi con le moto di cilindrata inferiore come la Moto2 e Moto3 vi è un importante divario. Come nel passato tuttavia dalle classi inferiori si possono acquisire altri importanti fondamentali come la capacità di distinguersi dal gruppo o le lotte corpo a corpo caratteristiche della Moto3, ma già presenti ai miei tempi in 125cc. La cosa che paga sempre nella classe più piccola è la costanza. 

Cosa ne pensi delle dichiarazioni di Melandri in merito al famoso “gommino” che secondo lui aveva Rossi nel suo periodo d’oro e che ha insinuato possa avere qualcuno, probabilmente Marquez ai giorni nostri?

 Mi piace parlare di cose che posso tastare con mano, Marco (Melandri) senza dubbio ha vissuto la vicenda più da vicino rispetto a me, dunque non vorrei sbilanciarmi giudicando una situazione che non ho affrontato in prima persona. Basandomi sui dati posso dire che Rossi è il pilota più vincente sulla griglia e che la mancanza di risultati nell’ultimo periodo è dovuta all’evolversi della categoria e all’arrivo di molti giovani, per le sue prestazioni bisogna comunque avere rispetto. Oggi stanno arrivando giovani piloti che possono dire la loro, uno su tutti Joan Mir, fresco campione 2020 del quale purtroppo si parla ancora poco. 

Casey Stoner ha dichiarato qualche tempo fa che la stagione 2020 condizionata dall’assenza di Marquez, lo ha colpito per le reazioni dei piloti, che spesso, nonostante non ottenessero un gran risultato in gara, si mostravano al pubblico felici e soddisfatti, magari perché avevano conservato la posizione in campionato. Stoner sottolineava il fatto che ai suoi tempi, un risultato che non fosse la vittoria o il podio era molto deludente. Tu che ti sei trovato in carriera a lottare più volte per la vittoria di un mondiale, come vedi questo atteggiamento dei piloti di oggi? cosa è cambiato rispetto ai tuoi tempi, in termini di reazione ai propri risultati? 

Penso sia un discorso molto personale, anche io soffrivo molto quando non riuscivo ad ottenere il massimo, ovvero la vittoria. La reazione di molti piloti va anche giudicata in base all’andamento del weekend di gara, magari partito male e concluso in una posizione migliore del previsto seppur non un podio o una vittoria. Spesso anche l’abitudine ai propri risultati, condiziona la reazione, ricordo che negli anni in cui sentivo di essere al top della forma, risultati come il 2° o il 3° posto, mi davano comunque fastidio. Spesso tuttavia, la costanza dei risultati, passa anche per piazzamenti che non siano podi o vittorie, anche un 5° posto può essere fondamentale nell’economia di un campionato complicato come il mondiale. 

Per il 2021 ci fai qualche nome dei favoriti di tutte le classi, Moto3, Moto2 e Motogp, secondo te? 

Guardando in casa, collaborando con Gresini Racing, ritengo Jeremy Alcoba un talento da tenere d’occhio. Gabriel Rodrigo ha avuto diversi alti e bassi, e spero che nel 2021 possa trovare la quadra giusta. Anche il team di Paolo Simoncelli con Suzuki, spesso incostante, può essere del gruppo di testa. Nonostante molti protagonisti della scorsa stagione, quest’anno si siano trasferiti in Moto2, ritengo che la Moto3 sia sempre la classe più divertente e in grado di regalare spettacolo ed emozioni, penso dunque ci farà divertire anche quest’anno. Romano Fenati può essere un altro importante candidato, data la sua esperienza nella classe. 

La Moto2 è molto complicata, restando in casa, spero Fabio Di Giannantonio riesca a tirare fuori la sua migliore stagione, a fine 2020 è cresciuto molto. Nicolò Bulega ha cambiato diverse cose che lo potrebbero aiutare a fare il salto. Marco Bezzecchi è un pilota che può rimanere al vertice per la lotta, lo ha dimostrato la scorsa stagione. Gli esordienti non credo saranno in lotta per il titolo, la storia di questa categoria insegna che il salto rispetto alla Moto3 è importante e mi aspetto qualche exploit, ma non una continuità tale da parlare di mondiale. Joe Roberts, passando in Italtrans, può essere una sorpresa in positivo. Mi auguro che la categoria possa essere colorata tricolore. 

Prevedere chi potrebbe vincere in MotoGp alla fine del 2021 è molto complicato, l’assenza prolungata di un protagonista come Marquez, difficilmente si risolverà quest’anno, un anno di inattività con tutti quei problemi fisici è complicato da recuperare. Nel box dei campioni del mondo, Suzuki, l’assenza di Brivio potrebbe cambiare gli equilibri ed è dunque un fattore di cui tener conto. Guardando ai piloti nostrani, la speranza è risposta in Franco Morbidelli che lo scorso anno ha fatto un’ottima stagione, Bagnaia all’esordio con Ducati ufficiale e tutti gli altri italiani, Valentino Rossi in primis non è mai da sottovalutare. Interessante sarà anche il debutto dei nostri connazionali Luca Marini e il campione Moto2 Enea Bastianini.  

Infine uno sguardo al futuro, in queste prime edizioni di MotoE, hai seguito da vicino la categoria, seguendo anche il campione del mondo della prima edizione Matteo Ferrari. Pensi che la MotoE possa in futuro prendere il posto della MotoGP?

 Il mondo dell’elettrico ha grandi potenzialità, può essere il futuro, ma dipende molto dai propri organizzatori. Mi spiego meglio, ritengo che Dorna, che ha in mano il potere decisionale e gestisce il campionato elettrico, non stia investendo abbastanza da portare questo a livello della MotoGp. Il successo della MotoE passa per le scelte dell’organizzatore che forte di questo ruolo, può decidere quanto investire o meno nella categoria. Nonostante mi ritenga un grande appassionato del sound dei motori, il romanticismo che vi è dietro, dovuto anche al fatto che mi sono approcciato a questo sport, quando vi erano ancora i 2 tempi, non influenzerebbe Dorna nel rendere la MotoE la classe principale, qual ora lo volesse. Il potere è nelle loro mani e se un domani, decidessero di rimpiazzare la Motogp con la MotoE, lo potrebbero fare tranquillamente, al momento evidentemente non è loro intenzione.  

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